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- Rassegna Stampa
- 02 Ott 2001
Trento, 2 ottobre 2001 – Le avvisaglie della grande querelle tra sostenitori della musica italiana e di quella francese risalgono già al Seicento e perdurano fino ad oltre la metà del Settecento. Da allora, fin troppo si è detto e scritto, ma la musica otto-novecentesca d’oltralpe, se facciamo eccezione per qualche melodramma di Meyerbeer, Bizet, Massenet, Saint-Saëns, Thomas, Délibes, e pochi altri, non gode di grandi attenzioni da parte del pubblico italiano. Anche quello specializzato riserva la sua considerazione soprattutto al barocco e a Gluck. Di Hector Berlioz (La-Côte-Saint-André, 1803 – Paris, 1869) si conosce soprattutto la Symphonie fantastique, rappresentata il 5 dicembre 1830, e che è la consacrazione della già solida fama raggiunta dal compositore negli anni immediatamente precedenti, e darà il via ad un’altalena di grossolane incomprensioni e clamorosi successi, che si protrarranno per trent’anni. Les Nuits d’Été, ciclo di sei mélodies, composte nel 1832 per voce e pianoforte su testi di Théophile Gautier (1811-1872), pubblicate da A. Catelin, Paris, nel 1841, e riproposte, riviste e orchestrate, nel 1856, sono l’espressione di un’estrema aderenza tra testo e musica, di una melodia delle parole, che non trova paragoni, se non forse in alcuni lieder, ad esse successivi, di Schumann o di Strauss, assumendo così uno straordianario valore anticipatorio. Anche Claude Debussy (Saint-Germain-en-Laye, 1862 – Paris, 1918), forse l’unico compositore francese la cui opera è realmente universale, trova ben pochi interpreti italiani disposti a comprendere e affrontare uno dei valori fondamentali della sua musica: il rapporto con la voce e con il testo poetico. Le sei Ariettes oubliées, su testi di Paul Verlaine (1844-1896)costituiscono l’inizio di una serie di contatti diretti con il Simbolismo e la poesia di Baudeleaire, Verlaine e Mallarmé, che condurrà Debussy al Pelléas et Mélisende, e alle sublimi Trois chansons de Bilitis, su testi poetici di Pierre Louÿs (1870-1925).
Les Nuits d’Été di Berlioz,le Ariettes oubliées e le Trois chansons de Bilitis di Debussy sono state interpretati al Salone dei Concerti del Palace Hotel di Roncegno, il 2 ottobre 2001, dal baritono Luca Casagrande. Musicista di formazione internazionale (Casagrande ha studiato, tra il 1982 e il 1994, a Milano, Bologna, Frankfurt, Berlin, e la sua carriera si svolge da diec’anni esclusivamente all’estero) e d’alto livello (gli studi con il Maestro Alberto Soresina alla Scuola Musicale di Milano, a Frankfurt am Main e Berlin) , il baritono si è mostrato particolarmente sensibile alle indubbie difficoltà della musica che ha proposto: difficoltà di resa, ma anche d’ascolto e di comprensione da parte dell’uditorio, e ha compiuto un’operazione coraggiosamente divulgativa. La prèmiere al Palace è stata in un certo senso una sorta di prova generale, alla presenza d’un pubblico altamente selezionato, e un po’ compassato. Tuttavia, già questa prima performance, anche perché non esente da una certa iniziale tensione emotiva, ha dato la misura del grado d’intensità, con cui Casagrande sente il peso culturale del repertorio tardo-romantico e moderno francese.
Luca Casagrande ha il pregio di una dizione francese perfezionatasi notevolmente nel corso degli ultimi tempi, fino a raggiungere una compiuta sintesi tra musica, parola ed espressività. La sua voce, estesa, molto calda, corposa e ampia, brunitasi nel tempo, ma capace d’impressionanti assottigliamenti, smorzature, chiaroscuri e mezzevoci quasi tenorili, particolarmente sonora nel medium e nel settore acuto, rivela sempre un’intensa partecipazione emotiva, e la preoccupazione di rendere costantemente espressivo e perfettamente intelleggibile il canto, ricorrendo senza paura ad ogni colore di cui la stessa sua voce sia in possesso. Raccolte, murmurées, delicate, le interpretazioni di Villanelle e Le Spectre de la Rose; di grande intelligenza, sensibilità e spirito, oltre che di voce, le interpretazioni di Sur les Lagunes, L’Absence, Au Cimetière e L’Île inconnue di Berlioz, della maggior parte delle debussiane Ariettes oubliées, ma soprattutto delle difficilissime Trois chansons de Bilitis, in chiusura di concerto, in cui l’intensità espressiva e l’acume del baritono hanno raggiunto il culmine. Il dialogo della voce di Luca Casagrande con il pianoforte è stato sempre serrato, e i difficili, preziosi equilibri sonori quasi sempre salvaguardati, benché abbiamo il sospetto che un’acustica problematica abbia creato qualche difficoltà al performer.
Del lungo e impegnativo concerto, e dei récital con lo stesso repertorio, che si sono succeduti in questa prima metà d’ottobre, in Francia, esistono le registrazioni live, alcune delle quali destinate ad essere trasmesse da RaiRadioTre e da RadioFrance, in attesa dell’uscita del CD ufficiale registrato in studio, prevista per l’inverno prossimo.
Ilaria Daolio
Storia e letteratura del teatro musicale e
Direzione Istituto Monteceneri
Milano.
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