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Tra barocco ed arcadia: Alessandro Scarlatti: Cantate – Tre sonate per violoncello e basso continuo

di Sandra Matuella.

Il nucleo forte dello “Scarlatti Camera Ensemble”, formato dal Maestro Lucio Nanni direttore artistico e clavicembalista, da Gabriele Garofano al violoncello, e dal baritono Luca Casagrande, ha suonato al Centro di Cultura “Antonio Rosmini”, venerdì 3 ottobre scorso (1997. N. d. A.). L’interpretazione di cantate e sonate di Alessandro Scarlatti (1660-1725), virtualmente piuttosto difficili da cogliere ad un primo ascolto, ha, invece, riscosso molto successo da parte del numeroso pubblico, che ha apprezzato anche le esaustive introduzioni dei musicisti sui brani che via via avrebbero presentato. Questo concerto è inserito in un importante progetto incentrato sull’opera di Alessandro Scarlatti, un progetto di recupero delle composizioni meno conosciute dell’autore palermitano, cameristiche e no. Nell’aprile del 1997 è stato pubblicato dallo “Scarlatti Camera Ensemble” un CD dedicato alla “Prima Registrazione Assoluta” di quattro Cantate a voce sola di basso, strumenti e continuo, e delle “Tre Sonate per violoncello e basso continuo” attribuite ad Alessandro Scarlatti. […]

I risultati ottenuti finora dallo “Scarlatti Camera Ensemble” sono all’altezza delle ambizioni del gruppo, non solo per il talento dei singoli musicisti e l’affiatamento mostrato sia in disco, che in concerto, ma anche per il rigore filologico e il gusto tutto ‘italiano’ con cui la formazione affronta la prassi esecutiva barocca.[…]

Protagonista delle Cantate è la voce splendida per colore e nobiltà di emissione, del baritono Luca Casagrande, da qualche anno in carriera come interprete del repertorio cameristico e operistico sei-settecentesco (fino a W. A. Mozart, per intenderci). Il baritono non affronta il teatro romantico e verista, se non molto marginalmente, scegliendo invece di piegare le proprie risorse vocali ed espressive a ruoli squisitamente belcantistici (tra il primo ‘600 e il primo ‘800, grossomodo). Ammette però di subire il fascino delle melodie belliniane e donizettiane, che “belcanto” non sono, ma che da questo derivano direttamente, richiamandone da vicino alcune fondamentali caratteristiche: la levità di emissione, il legato, la dinamica sfumata, ecc.[…]

Maestro Casagrande, come ha trovato l’ambiente musicale trentino?

“Dopo una certa fatica iniziale, ho incominciato a raccogliere i primi consensi tra il’95 e il ’96.
Il Trentino, Trento in particolare, non è l’ambiente ideale per un cantante o per un musicista, ma il pubblico non c’entra. Anzi, il pubblico è curioso, assetato di novità, attento e colto, o desideroso di formarsi una cultura musicale che vada al di là delle ‘solite cose’ ammannitegli. La responsabilità di una politica culturale, e musicale, senza strategie, di una ‘non politica’, vorrei dire, va attribuita a chi amministra la cultura, e la musica in particolare, qui. A Trento, l’Assessorato alla Cultura, presieduto dal Prof. Claudio Visintainer, e il Centro Servizi Culturali ‘S. Chiara’ diretto dal Dott. Oss Noser e della sua chiamiamola consulente Si.ra Pietrantonio. Ho avuto a che fare con tutti e tre questi dicutibili personaggi: ho presentato loro il progetto di allestimento, a Trento, dell’ “Alarico” di A. Steffani. Si tratta di un allestimento già finanziato, perciò non si chiedono soldi né al Comune di Trento, né al Centro S. Chiara. È richiesto solo il patrocinio al progetto. La proposta è stata prima indirizzata al ‘Festival Musicantica’, che peraltro non dispone di spazi teatrali, quindi rigettata, senza motivazioni. [ N.d.A.: per la cronaca. Il melodramma di Steffani ha visto la luce in CD in versione integrale nel 2004, ideato, prodotto e diretto da Luca Casagrande con Scarlatti Camera Ensemble. Nel 2005, per tutto il corso dell’anno, è stato rappresentato in forma ridotta, ma teatrale, in molti teatri tedeschi ed europei. Nel 2006 la prima edizione discografica di “Alarico” era esaurita. Nel 2009 è stata ripubblicata da MusicMedia, e attualmente è  distribuita in tutto il mondo da Naxos]
. O meglio, di motivazioni inconsistenti ce ne hanno fornite: tra queste ne spicca una che non condivido, e che mostra che la musica, a Trento, è in pessime mani. La scelta del Centro S. Chiara è quella, come mi è stato detto dal Prof. Visintainer e dalla ‘consulente’ Pietrantonio, di ricorrere ai titoli più conosciuti del repertorio operistico ottocentesco, nell’intento di educare al teatro d’opera il ‘grande pubblico’, in previsione anche dell’apertura del Teatro Sociale, che, solo in un secondo tempo, e con un pubblico già avvezzo a pagare per l’opera, si potranno ospitare allestimenti di opere ‘rare’, come, per l’appunto, “Alarico”, senza perdite economiche. Il già rappresentato “Trionfo dell’onore” di A. Scarlatti, nel ’91, sarebbe stato, sempre secondo la Pietrantonio, un ‘flop’ al botteghino. E’ evidente a chiunque sappia qualcosa di come funziona il teatro d’opera in Italia, e quindi anche in Trentino, che si tratta di chiacchiere bell’e buone. Allestire opere ‘rare’ contribuirebbe, da un lato, al già avviato recupero dell’opera barocca italiana sul territorio nazionale (si pensi al recente ‘Rodrigo’ di Haendel a Siena), dall’altro, a conferire un’identità culturale e musicale ben precisa a Trento. Insomma, la città ha bisogno di tutto, tranne che di spettacoli di ‘routine’, co-prodotti o acquistati da enti lirici dall’attività già avviata. Trento deve produrre da sé, ed esportare. Ciò che, peraltro, promette di fare. Ma perché questo succeda, è necessario che ai ‘posti guida’ siedano persone competenti, non certo le attuali.” […]

Sandra Matuella

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