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“Affetti Amorosi” Ricchi di sfumature

L’Alto Adige, Aprile 1995

Di Annely Zeni.

Trento – Il teatro musicale con tutto il seguito di emozioni, storie, leggende, glorie durature ed effimere, impresari senza scrupoli, grandiose o ridicole scenografie ha affascinato sin dai primissimi anni del Seicento anche il Trentino, trasformando sale di palazzi (Palazzo Geremia) o giardini di castelli (Castello del Buonconsiglio) in teatri provvisori sostituiti poi, attorno alla metà del Settecento, da vere e proprie strutture in muratura.

Nel gesto di simpatia decretato dai trentini a questo nuovo genere – esteso nell’Otto-Novecento ai centri più periferici della regione come Borgo Valsugana, Riva del Garda, Cles – non troviamo però solo atti di semplice consumo. In scena dunque, come cantanti, coinvolti nel magico mondo del palcoscenico operistico e nei suoi derivati salottieri per ambiente, cameristici per genere musicale. Una schiera copiosa di nomi, di carriere musicali, a cominciare da quel Francesco Grisi (1709-1782) di Ala, sopranista, attivo in molti teatri d’Italia e d’Europa, per anni in corrispondenza diretta con Pietro Metastasio. Oppure Giuseppe Antonio Bridi (1763-1836), protagonista a Vienna dell’Idomeneo di Mozart, Giovanni Fedrigotti (1794-1828), Giuseppe Mazzi, che dopo aver cantato a Madrid, Vienna, Parigi e Londra nonché al teatro alla Scala di Milano, finiva i suoi giorni accoltellato davanti alla sua casa a Trento nel 1891; o ancora Gianna Pederzini, indimenticabile Carmen, e Alide Maria Salvetta, grande musicista e fine interprete di liriche contemporanee.

Una lista cui non mancano nuovi adepti, degni e non. Il giovane più degno, secondo noi, di figurare come ultimo anello della surricordata catena di artisti trentini legati al belcanto, è Luca Casagrande. Il suo più recente biglietto da visita è un CD (NORD SOUND – n.° cat. N.° GDRX889), in cui affronta diciassette arie della prima metà del Seicento italiano, composte da Giulio Caccini, Claudio Monteverdi, fino ad Alessandro Stradella, passando attraverso il canzoniere più celebre della storia del belcanto :”Affetti Amorosi”, che raccoglie, ad opera del veneziano Giovanni Stefani, alcune decine di ariette strofiche, all’epoca famose, anzi destinate al più largo consumo e a soppiantare il madrigale, per diventare l’asse portante del melodramma, oggi dimenticate.

Anche il titolo del CD, “Affetti Amorosi”, restituisce il contenuto espressivo delle musiche, ricche di sottili, delicate sfumature affettive, cui si adegua il colore strumentale antico offerto da clavicembalo, violoncello e chitarra spagnola (Lucio Nanni, Gabriele Garofano e Andrea Cerati) per la realizzazione del basso continuo. Musiche raffinate, allusive nei testi, memori di eleganze madrigalistiche o venate di scanzonato spirito popolaresco. Musiche nelle quali non si esauriscono, tuttavia gli interessi di Casagrande, impegnato anche in quel repertorio ottocentesco (romanze italiane, mélodies francesi) adeguato alla sua voce baritonale.

Annely Zeni

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