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Maria Carla Curìa – “L’ Arianna” (“Ferma il Corso e torna al Lido”) – Cantata per Soprano e Basso Continuo – WORLD PREMIERE RECORDING – Alessandro Stradella (1639 – 1682)

by Luca

Alessandro Stradella (1639 – 1682) – “L’ Arianna” (“Ferma il Corso e torna al Lido”) – Cantata per Soprano e Basso Continuo – WORLD PREMIERE RECORDING.

Centaurus Music Int. Studio Recording “Alessandro Stradella – Già languiva la Notte – Cantate – WORLD PREMIERE RECORDING” – ℗ 2007
© Luca Casagrande.

Maria Carla Curìa Soprano
M.° Filippo Ravizza Harpsichord
Artistic Director Filippo Ravizza
Producer Luca Casagrande.

“L’ Arianna” (“Ferma il Corso e torna al Lido”)
Alessandro Stradella

Ferma il Corso e torna al Lido,
né fuggir più dal mio Seno;
se mirar non puoi l’Aspetto con Diletto,
il mio duolo ascolta almeno,
che cifre d’Argento
leggerai nel mio Pianto il tuo Contento.

Al mio costante Amore, alla mia Fedeltà,
perfido traditore questo premio si da?
Così la Fede osservi al giurato Imeneo,
e tant’ Odio conservi contr’ Arianna tua,
crudo Teseo, che sprezzata, tradita,
vilipesa, schernita, abbandonata,
in solitaria Riva lasci l’Anima mia d’Anima priva?

In questa Sponda infida,
esule dal suo Regno,
senza Cor, senza Guida,
esposta all’altrui Sdegno
lasci colei che Libertà ti diè
e con furtivo Piè
del mio rapito Onor porti il Tesoro?

Entro i flutti del Martòro
la mia Vita immersa resta,
e con flebile Tempesta
fa Naufragio funebre il mio Decoro.

Ed io fra tanti Affanni ogn’or più involta,
oh Dio, non fò dell’Idol mio
Strazii tiranni e invendicata
in questo Duol m’assido.
Ferma il corso e torna al lido!

Vincerò di tua Fierezza
l’implacabile Rigor,
e soggetta al mio Furor
d’un Crudel sarà l’Asprezza.

Così con egual sorte
mentre cerchi, o Fellon, darmi la Morte,
del mio Sdegno mortal,
fra’ Lacci avvinto
lo Scempio pagherai d’un Cor estinto.

In Grembo all’Erebo
con Face stigia t’agitarò,
del Petto barbaro,
con Forza orribile Strage farò!

Ah no, sì fieri Oltraggi
sol contro il mio Amato
tolgan le Stelle, né mie Brame ribelle
offendan mai della tua Luce i Raggi,
basterà dell’Error per giusta Emenda
che a me pentito, o traditor, ti renda.

In un Mar d’immensa Gioia
condurrai felice l’Alma,
e fugata ogn’aspra Noia
goderò perpetua Calma.

Ma se alle mie Querele, a miei Tormenti,
la dovuta Pietà nieghi spietato,
e con Abete alato
solchi dell’empio Egeo le Spume algenti,
perch’ io fra Pene ardenti
cada svenuta in questa Arena infesta,
di Predator lascivo Ostia funesta
esangue, insepolto, esposto al Volere
di rigide Fiere sia l’empio tuo Volto,
e lo Scheletro immondo
del Cadavero tuo corrompa il Mondo.

No, no, frena le Note,
mia Lingua troppo audace,
cangia la Guerra in Pace,
che dar Morte al mio Cor l’Alma non puote.

T’adorerò mio Ben,
negletta Amante,
e se vissi fedel
morrò costante.

 

 

 

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