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Luca Casagrande – “Il Marc’Antonio” (“Già le Spade nemiche del trionfante Augusto”) – Cantata a voce sola di Basso e Basso Continuo – Alessandro Stradella (1639 – 1682) – WORLD PREMIERE RECORDING

by Luca

Alessandro Stradella (1639 – 1682) – “Il Marc’Antonio” (“Già le Spade nemiche del trionfante Augusto”) – Cantata a voce sola di Basso e Basso Continuo – WORLD PREMIERE RECORDING.

Centaurus Music Int. Studio Recording – “Alessandro Stradella – Già le Spade nemiche” – Cantate – Vol. II” – WORLD PREMIERE RECORDING – ℗ 2009
© Luca Casagrande

Luca Casagrande Baritone
Filippo Ravizza Harpsichord
Artistic Director and Producer Luca Casagrande


“Il Marc’Antonio” (“Già le Spade nemiche del trionfante Augusto”)

Già le Spade nemiche del trionfante Augusto
per le Campagne apriche dell’arenoso Egitto
scorrean vittoriose e nel fiero Conflitto
facea cader già trucidato al Suolo
d’estinti Heroi un infinito Stuolo.
Già, già per ogni Parte dell’Oriente tutto
il sanguinoso Marte seminava Furor, Spavento e Lutto.

Quando un funesto Avviso di Cleopatra estinta
all’infelice Antonio fe’ tremar l’Alma
e impallidire il Viso gelò in un Punto
avvampò d’Ira e pianse
poi scaricando contro sé lo Sdegno
fe’ naufragar de la sua Vita il Legno.

Al moribondo Heroe accorse Cleopatra
et egli intanto molle di Sangue e Pianto
all’amata Beltà le Luci affisse
mà credutolo un Sogno, un Spettro, un’Ombra,
agitato dal Duol proruppe e disse:

“Godi Ottavio, Antonio more.
Tu vincesti, io resto esangue,
à Caratteri di Sangue
ti fò noto il mio Dolore.”

Mà su l’estremo Punto dell’heroica sua Vita
Antonio giusto conobbe se ben tardi
non Larva, non Fantasma
ma vivo é lagrimante il suo Tesoro
et “Ahi! Lasso” esclamò “Cleopatra, io moro.”
Poi mirando quel Volto
che fù già del suo Core Anima e Vita
sospese per brev’Hora all’Alma sua l’Uscita.
Quindi al suo Ben rivolto negl’estremi Momenti
questi disse morendo ultimi Accenti:

“Deh, ferma il Pianto
e rasserena il Ciglio
tormentata Reina
adorato mio Bene
Cleopatra infelice.
S’accrescono le Pene
à un Misero che more
se chi Vita li dà
langue e si duole.
Non far ch’io miri, oh Dio,
prima del morir mio
del tuo bel Volto
oggi eclissato il Sole.

Dov’è la tua Fortezza, dov’è la tua Costanza,
Fregi d’Alma reale? Non sai tù che la Morte
anco ai Regi è fatale, ch’ogni Legge è mutabile
mà quella del morir è inevitabile.

A un Suono di Tromba
che sfidi à Battaglia
di nera Gramaglia
si copre ogni Tomba.

Piangendo il Martire
sgravarmi non puoi
ch’ancora à gli Heroi
commune è il Morire.

Cleopatra, io moro, addio!
Almen piacesse al Ciel che la mia Morte
de la tua Libertà fosse lo Scampo.
Il Lasciarti ò mio Bene in poter d’un Nemico
di sì forte Possanza turba la mia Costanza.
Il Trionfo et il Giogo ch’Ottavio ti minaccia
potrai, Bella, con l’Esempio d’Antonio
anche schivarlo.
Tù nascesti Regina e più non parlo.

Ma già vacilla il Core
già perdo la Favella
questo Tremor di Membra
questo Sudor gelato
son forieri di Morte.
Per sottrarti dai Lacci
il Cammino t’addita il Morir mio.

A Dio, mondo!
A Dio, Roma!
Bella Cleopatra, addio!”

 

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