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Maria Carla Curìa – “Il Nerone” – Cantata per Soprano e Basso Continuo – Alessandro Scarlatti (1660 – 1725) – WORLD PREMIERE RECORDING

by Luca

“Il Nerone” – Cantata per Soprano e Basso Continuo – Alessandro Scarlatti (1660 – 1725) – WORLD PREMIERE RECORDING.

Centaurus Music Int. Studio Recording “Alessandro Scarlatti – Poi che riseppe Orfeo – Cantate – WORLD PREMIERE RECORDING” – ℗ 2018
First Edition ℗ 2001.

Maria Carla Curìa Soprano
Scarlatti Camera Ensemble
Luca Casagrande Artistic Director & Producer
© Luca Casagrande.

This cantata was written in 1698 and is from a manuscript with a number of other mythological or historical themes rather than pastoral. The self-styled ‘Emperor of the World’, Nero, is certainly enjoying his ego! Florid and virtuosic. RARARAR format with a fiery recitative finish.
Source: Münster Santini Sammlung HS 3909
Range: d – b” flat

IL NERONE

Io son Neron, l’imperator del Mondo
Son dell’alme quaggiù anche il Tiranno.
Qui mi pose Fortuna a vostro danno,
O madre, o moglie, o precettore, o Roma!
Il diadema reale che mi cinge la chioma
A che mi gioverebbe
Se mirar non potesse il regio ciglio
Correr, a un cenno mio,
Tutto vermiglio di sangue il Tebro
E calcar non potesse il piede Augusto
I cadaveri esangui de’ popoli svenati?
Nel mio sen la pietate ha un bando eterno
E nell’Impero mio
Solo la Crudeltà siede al governo.

Vuo’ che tremi Giove ancora
Del mio ciglio al balenar
E che in cielo ancor l’Aurora
Tosto spunti ai cenni miei.
Dico a Voi, dell’Etra o Dei,
Che sol io voglio regnar.

Il tirannico cor io non ascondo
Io son Neron, l’Imperator del Mondo!
Si eseguisca il mio cenno,
S’uccida la consorte,
Ed alla genitrice,
Che la Vita mi die’, si dia la Morte.
Il Maestro si sveni,
Temerario che osò
D’imprimermi nel core precetti di Pietà
E coi popoli miei atti d’amore
Contrari a stabilir lo Scettro e il Regno:
Mora l’indegno!

Non stabilisce, no,
Una stolta pietà
Del Trono il piede,
Né quel Scettro vacillò
Che usò la Crudeltà
E mai la Fede.

Or coll’Abisso stesso
Con l’intesso Pluton
Gareggiar voglio.
Sovra eminente soglio
Mirerai questi Lumi
Arder il Campidoglio
Arder il Tebro
E in un fatale istante
Obelischi, colossi, anfiteatri,
Una fiamma incessante
Gli atterri e incenerisca;
E del popol che abrucia
I furori, le strida
I gemiti, le grida
Il mormorio dell’ira
Accompagnar voglio con la mia lira.

Veder chi pena,
Chi langue e sospira
Brama quel cor
Che nacque Tiranno.
Ma quando nel sonno
Gli spirti non ponno
Sfogar la bell’ira,
Allor che faranno?
Della Morte i trofei
Sognar sapranno.

Coi furibondi sguardi
Spargerò dentro i cor terror di Morte;
Fiamme, folgori e dardi
Avventerò dal mio tremendo Soglio,
Che tal contro ai Giganti
La poetica cetra
Non vinse in Flegra
il Regnator dell’Etra.

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